Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi della scrittrice e attivista politica Michela Murgia viene editato da Mondadori, nella collana Strade Blu, nel maggio 2023, tre mesi prima della morte per cancro dell’autrice. Michela Murgia non ha bisogno di molte presentazioni, è un’intellettuale più che nota, di cui conosciamo molto bene le sue idee progressiste nel campo dei diritti delle donne e della comunità LGBT. Inoltre ne abbiamo sentito parlare parecchio nell’ultimo suo periodo di vita, quando ha pubblicizzato Tre ciotole e ha affrontato pubblicamente il tema della malattia che la stava consumando con un coraggio sorprendente. Il fatto che la Murgia sia stata un vero detonatore di questioni che hanno suscitato, e suscitano, notevole dibattito può far allontanare dalla lettura di questo libro, che è uno degli ultimi da lei scritti, forse perché spaventati da contenuti troppo orientati. Io mi aspettavo ci fosse un focus esclusivo sulle tematiche care all’autrice ed ero curiosa di leggere una sua opera che le trattasse, ma che non fosse un saggio, ma bensì una narrazione che nascesse dalla sua fantasia.

In realtà però Tre ciotole, che è una raccolta di racconti, amplia il ventaglio degli argomenti, si passa dalla scoperta di avere un cancro, all’autolesionismo giovanile, fino alle conseguenze della difficoltà di una coppia che non può avere figli. I racconti sono ambientati principalmente a Roma durante un anno di crisi per l’appunto: il periodo della pandemia di Covid, e i protagonisti sono persone comuni che spesso vivono disagi o stanno attraversando un periodo di cambiamento della loro vita. Queste persone, di cui non conosciamo mai il nome, sono legate tra loro da vicende personali e ognuna di esse appartiene a una generazione e a uno strato sociale diversi. La stessa autrice dice di considerare Tre ciotole un romanzo, non una raccolta di racconti, perché gli attori si muovono tutti su un unico scenario, gli anni della pandemia di covid, e le loro vicende si intrecciano. Ogni racconto è poi incentrato sulla storia privata di ognuno di loro, di cui andiamo a conoscere nevrosi, stati d’animo, pensieri attraverso l’alternarsi della focalizzazione che in alcuni racconti è interna e altri esterna. Nonostante ciò siamo sempre a contatto con la psiche e il mondo interiore del personaggio, sia quando è lui a parlare (focalizzazione interna), e sia quando è un narratore esterno che ci racconta cosa sta succedendo (focalizzazione esterna). La scrittura della Murgia è fluida, piacevole, ma parlando del contenuto di queste righe ben scritte mi ritengo un po’ delusa, le mie aspettative su quest’ultima opera dell’autrice erano molto alte. I racconti non mi hanno particolarmente emozionata, arrivata a pagina cinquanta non avevo ancora preso un appunto utile alla mia recensione, questo perché non sono stata animata da grandi riflessioni, nonostante in realtà il libro ne possa stimolare. Mi aspettavo da queste narrazioni un coinvolgimento maggiore, invece ho trovato la lettura piatta, a eccezione di un racconto per me geniale, nel quale ho riconosciuto la Murgia di Accabadora, romanzo editato da Einaudi nel 2009 e che valse all’autrice il Premio Campiello. Il racconto in questione si intitola Finchè morte, la voce narrante è quella di una vedova, che in otto pagine di monologo ci fa sentire davvero scomodi, mostrandoci come la vita possa prendere dei risvolti impensabili. Un altro accenno va a Cambio di stagione, il racconto che chiude il libro e che mi ha lasciato una profonda malinconia perché sembra essere il saluto dell’autrice a questo mondo, è infatti impensabile leggere Tre ciotole senza fare riferimento al periodo in cui la Murgia l’ha redatto, lei stessa dichiara: “In questo libro tutto è autobiografico e niente è autobiografico”. Come già detto non sono rimasta particolarmente entusiasta dalla lettura, ma nonostante ciò non posso dire che queste 136 pagine non siano fluite velocemente, ora però sta a voi decidere se avventurarvi in questi rituali di salvezza o lasciare Tre ciotole sullo scaffale delle librerie. 

Qui il link dell’intervista del 6 maggio 2023 del giornalista del Corriere della sera Aldo Cazzullo a Michela Murgia.

Di Giulia

1 commento su “Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi di Michela Murgia”
  1. Sono d’accordo con la recensione: è difficile staccare l’immagine che si ha in testa della scrittrice dal romanzo, ma anche io sono rimasta poco colpita da questi racconti. Scrittura fluida e senza fronzoli, ma mi aspettavo di più da questo libro (non ho letto altro ad ora della Murgia). Rimane sicuramente addosso la “pesantezza” del periodo in cui è stato scritto. Il racconto del medico “volto non riconosciuto” sicuramente è quello che più mi ha catapultata indietro al periodo covid, mentre il racconto iniziale “espressione intraducibile” è difficile non ricollegarlo all’esperienza personale della Murgia. Sono rimasta però davvero dispiaciuta del fatto che i racconti rimangano fini a se stessi. Capisco che dietro questa scelta ci sia stato un preciso pensiero, ma onestamente una volta chiuso il libro non ci ho pensato due volte a metterlo in un angolo e dimenticarlo. Peccato!!

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