Il Mastino dei Baskerville è un romanzo che è stato pubblicato nel 1902, a puntate sulla rivista inglese Strand Magazine. Tuttavia, per leggere del cane fantasma che terrorizza la brughiera del Devon, io ho dovuto aspettare il 2025 per vederlo comparire e comprarlo dal mio “spaccino” ufficiale, con la sua florida bancarella di libri usati a un euro sui navigli milanesi.
Chi ci racconta la vicenda dei Baskerville è il dottore John Watson, amico e spalla del famigerato detective Sherlock Holmes. La narrazione a un certo punto procede attraverso le lettere di Watson inviate a Holmes dal maniero della famiglia inglese e anche attraverso il suo diario personale; si sviluppa un romanzo che riesce a catturare l’immaginazione del lettore non solo attraverso la trama avvincente, ma anche grazie all’ambientazione suggestiva della brughiera del Devonshire. La descrizione di questo paesaggio, con le sue nebbie e i suoi misteri, trasmette una sensazione di disagio e paura che accompagna il lettore per tutta la narrazione. La bruma che si addensa nel momento di massima tensione del racconto è una trovata davvero suggestiva, capace di amplificare l’atmosfera di suspense. Non parliamo propriamente del tradizionale locus amoenus, ma nonostante ciò avrei fatto i bagagli e mi sarei trasferita volentieri in un cottage inglese per finire questa lettura. Inoltre l’assassino, un vero psicopatico, ricorda vagamente il protagonista de Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, ci inquieta con la sua malvagità e perfidia.
Il mastino dei Baskerville è sicuramente un classico intramontabile della letteratura gialla e credo che chiunque lo legga ne rimarrà piacevolmente colpito.