Il richiamo del cuculo è il primo libro della Rowling (per intenderci: l’autrice di Harry Potter) come Robert Galbraith e apre la serie che ha come protagonista il detective privato Cormoran Strike. Nella storia si intrecciano le vicende personali del detective e quelle della sua nuova segretaria Robin Ellacott, con i fatti che mandano avanti il caso che Strike deve risolvere. Il romanzo poliziesco che concepisce la Rowling, alias Galbraith, si snoda attraverso gli interrogatori che il detective intrattiene con i diversi sospettati in modo ordinato, si potrebbe dire matematico. C’è una metodicità da parte dell’autrice, che dedica quasi ogni capitolo a queste conversazioni informali; i capitoli relativi alle dichiarazioni dei sospettati si alternano con quelli relativi alle vicende personali di Cormoran e Robin. E’ un’impostazione molto riuscita che attiva il lettore, avido di saperne sempre di più, pronto a voler ascoltare un’altra testimonianza e aggiungere un indizio utile alla ricostruzione del caso, nonché curioso di conoscere i trascorsi passati di Strike e della sua assistente e come evolve il rapporto fra i due.

La Rowling lascia in sospeso, non rivela tutti i dettagli sulle vite dei personaggi che incontriamo nella lettura, ti invoglia a scoprire di più su di loro. Dà informazioni creando dei piccoli colpi di scena, attiva il lettore nei momenti giusti. Scrive pensando, tutto è molto calibrato alla perfezione per tenere viva la curiosità di chi legge. I personaggi che crea sono messi a fuoco dal fatto che iniziano spesso a parlare spontaneamente durante l’interrogatorio e Strike gli lascia spazio, il loro modo di parlare è sapientemente costruito, l’autrice crea dei personaggi unici e vivi. Quando Strike interroga un personaggio emerge la sua personalità, la sua fisicità e il suo modo di fare, con una presentazione sia diretta, espressa dalla voce narrante esterna, che indiretta, attraverso il suo modo di parlare e agire. L’impostazione del libro, con queste interviste in cui scopriamo un tassello della vicenda da un’angolazione ogni volta diversa, ovvero attraverso gli occhi di un sospettato, lascia spazio al lettore di ricostruire l’ambiente e le persone che circondano la vittima: diversi punti di vista soggettivi creano paradossalmente un oggettività sul caso. Il lasciar parlare i sospettati senza l’ingerenza eccessiva dei pensieri del detective permette al lettore di ricostruire la vicenda con la propria visione e deduzione.
Senza addentrarci troppo nella trama c’è da dire che il delitto è perpetrato ai danni di una top model, nella città di Londra. Due aspetti emergono distintamente e fungono da sfondo al fatto di cronaca: la città di Londra, che palpita e la sentiamo presente per tutto il romanzo, mentre Strike la percorre in lungo e in largo nella speranza di trovare le chiavi per la risoluzione del caso; l’ambiente snob e avvelenato della classe benestante della città, di cui la Rowling tratteggia un ritratto impietoso.
Inoltre quando si parla di giallo non si può non focalizzarsi sul detective, in questo libro è Cormoran Strike, verso il quale nutriamo fin da subito un interesse, soprattutto a causa delle sue vicende di vita poco felici, e pian piano cominciamo a parteggiare per lui. Un uomo di valori, bastonato dalla vita, che nonostante tutto tira avanti con una forza incredibile; al contempo affascinante e con non poche risorse intuitive, inoltre dotato di cuore e sensibilità, due risorse che però tiene ben celate.
Il libro è pensato per un seguito, a differenza del caso, le vicende personali del protagonista (e della stessa Robin) non si risolvono e chiudono in questa pubblicazione, quella vecchia volpona della Rowling ci lascia sulle spine. Tutto invoglia a un proseguimento di lettura, che ho intenzione di mettere in atto!