Diciamocelo: c’è riscrittura e riscrittura del mito. Nel caso de Il segreto di Medusa non possiamo parlare di un capolavoro. L’autrice è Hannah Lynn, insegnante e scrittrice inglese contemporanea, che ha strutturato l’opera intorno a due figure definibili eroiche: la gorgone Medusa e il semidio Perseo; la narrazione inizia seguendo le vicende della prima e successivamente conosciamo il secondo, finché i destini di entrambi non si incontreranno.
Immediatamente ci rendiamo conto di come l’autrice voglia lanciare un messaggio femminista attraverso la figura di Medusa, che diventa l’emblema di quel genere di donna che la Storia ha sempre voluto come sfruttata, inascoltata e messa da parte. Per dar forza a questa rappresentazione la Lynn fa imbattere la protagonista in una serie di figure maschili spregevoli (fa eccezione solo l’amato padre di Medusa e anche lo stesso Perseo) e fra questi troviamo il marito di una donna ateniese, Cornelia, che si macchierà di femminicidio. L’autrice sceglie la versione del mito in cui Medusa, sacerdotessa di Atena, viene tramutata in mostro dalla dea perchè posseduta, anzi è più appropriato dire stuprata, da Poseidone nel suo tempio sacro; la meravigliosa fanciulla da ora in avanti sarà un’orrenda creatura, con una testa di serpenti e uno sguardo che pietrifica.
Questo mito non poteva che fornire uno spunto su una tematica attualissima quale la condizione della donna nella società e farci riflettere sui soprusi che ancora oggi può ritrovarsi costretta e subire, il punto però è sempre il come viene veicolato il messaggio e quindi come si presenta la storia. La sensazione che ho avuto leggendo il romanzo è che ci sia stato poco approfondimento del contesto storico greco da parte dell’autrice, che ha scelto di narrarci di Medusa nel tempo in cui ce la immaginiamo tutti, ovvero l’antica Grecia. La figura del marito di Cornelia mi sembra quasi un ipotetico personaggio attuale (anche un po’ troppo stereotipato) che viene calato in tempi molto distanti e diversi dai nostri. Procedendo con le dissonanze, a un certo punto si parla di una camera sotto il tempio di Atena in cui va a dormire Medusa, cosa abbastanza impossibile dato che i templi greci non avevano stanze ipogee in cui vivevano i custodi del tempio; inoltre il luogo che frequenta Medusa in veste di sacerdotessa di Atena è un tempio gestito da sole donne in cui non è ammessa la presenza maschile, ma “in un mondo che lasciava pochissima libertà alle donne, non abbiamo testimonianze di “gestione rosa” di alcun tempio, neanche per i luoghi sacri legati a divinità femminili, come Hera o Demetra. C’erano, è vero, sacerdotesse e collegi femminili (come nel caso del tempio di Athena Nike, sull’acropoli ateniese), e riti in cui le donne potevano essere prevalenti, ma ciò non precludeva la presenza di sacerdoti uomini” (cit. Focus). Un altro esempio è quando a una delle Graie l’autrice fa pronunciare la seguente frase contro Perseo “Quel che hai messo su in muscoli l’hai perso in cellule cerebrali”, mi chiedo: nell’antica Grecia avevano conoscenze biologiche già così approfondite? Non penso.
Avrei voluto assaporare un prodotto letterario ben fatto, senza approssimazioni, per dar maggior godimento alla lettura. Quando viene rimaneggiato un mito mi aspetto sempre una certa meticolosità nel ricostruire le vicende e un approfondimento storico fedele al reale per dare veridicità a ciò che si sta leggendo, in modo da far calare il lettore in un’atmosfera autentica. Dunque se volete dedicarvi a Il segreto di Medusa, fatelo senza troppe aspettative, consapevoli del fatto che questo è il tipico “libro da sotto l’ombrellone”: leggero, molto scorrevole (ci sono parecchie ellissi che accelerano il ritmo) e non troppo impegnativo.
Sono inoltre rimasta un po’ delusa dalla figura di Medusa, l’avrei preferita molto più crudele e vendicativa, sarebbe stato interessante ragionare sulla complessità di questo personaggio mitologico che nel corso dei tempi si è evoluto sia in termini di rappresentazioni artistiche che in termini di simbologia. Medusa in origine era il mostro orribile da cui rifuggire, durante l’età arcaica greca (VIII-VI sec. a.C.) la troviamo raffigurata, sulle antefisse dei templi o nei timpani dei frontoni, anguicrinita, con barba, zanne, ali e spesso con una smorfia inquietante che mostra la lingua.
Successivamente la sua bruttezza sarà smorzata e vedremo una Medusa più umanizzata, si pensi al busto barocco di Bernini, fino a diventare femme fatale misteriosa con i simbolisti dell’800. Dalle raffigurazioni appena citate ci possiamo rendere conto di come l’interpretazione data alla figura di questa donna è anch’essa cambiata nel tempo, il mito infatti rimane sempre attuale perché, in quanto narrazione simbolica, a secondo delle epoche e delle rispettive culture predominanti, possiamo interpretarlo in modo diverso.
Già nell’antichità Medusa era l’incarnazione del male, la gorgone che pietrifica chiunque guardi, cattiva e pericolosa, nonostante non abbia scelto lei questa condizione (questo solo in alcune versioni del mito, nella Teogonia di Esiodo per esempio è figlia del dio marino Forci e dalla dea marina Ceto), ma era anche simbolo apotropaico (ovvero che scaccia i mali), in quanto la testa di Medusa ornerà l’egida di Atena, servirà da amuleto protettivo durante i combattimenti perché continuerà, attraverso il suo sguardo immortale, a pietrificare.
L’autrice avrebbe potuto scavare in tutti questi aspetti e costruire un personaggio ricchissimo di sfaccettature, ma quello che si limita a fare è dar vita a una donna indifesa che subisce umiliazioni e che con fare vittimistico da buona samaritana implora chiunque di darle ascolto e crederle, una Medusa a tratti impacciata che passa il tempo a discolparsi e che supplica pietà. Avrei dato più dignità (e anche crudeltà) a un personaggio del genere, ma in fondo l’intento dell’autrice era lanciare il messaggio che dietro il mostro e le sue azioni mostruose c’è la vittima e quindi un cuore dolente e ferito: che noia.
Il mito offre sempre numerosi spunti, sta poi a ogni scrittore saperli cogliere, ampliare e declinare, anche in chiave moderna. L’operazione della Lynn è modestissima, nulla di eclatante ed eccezionale, il libro rimane una lettura abbastanza superflua, che non mi sento di consigliare, ma nemmeno di sconsigliare, questo perché leggere e conoscere il mito greco è sempre qualcosa che affascina. Consiglierei piuttosto di considerare la lettura de Il segreto di Medusa come un’occasione per conoscere la vicenda della gorgone e successivamente approfondirne il mito e le sue diverse versioni, questo perché la mitologia greca ci arricchisce sempre.