Poco tempo fa ho visto che Ugo Mursia Editore ha pubblicato una riedizione del romanzo Gli angeli di Lucifero di Fabrizio Carcano. Il libro, noir d’esordio dell’autore, lo lessi anni fa e mi aveva lasciata entusiasta. Così ho deciso di riprendere in mano la lettura del filone e di dedicarmi al secondo episodio: La tela dell’eretico. Questo romanzo, che fa parte dei romanzi incentrati sulla figura del vicequestore Bruno Ardigò e del suo amico giornalista Federico Malerba, non ha lasciato in me la stessa sensazione del precedente. Forse sono diventata più esigente nel frattempo.

La tela dell’eretico si propone come un noir con ambizioni hard boiled, ma a mio avviso, non riesce a cogliere appieno le sfumature di questo genere. Il contesto di una campagna elettorale degradata fa da sfondo, ma la corruzione e la malavita rimangono poco palpabili, quasi un abbozzo che non incide profondamente sulla narrazione (per intenderci: niente a che vedere con la Barcellona corrotta dei noir di Montalbàn). Il vicequestore aggiunto Bruno Ardigò, a capo della Squadra Omicidi, è un personaggio che viene ritratto come il classico lupo solitario tenebroso, la cui unica famiglia è la sua squadra. Tuttavia, questa immagine viene stemperata da dettagli che lo rendono meno ruvido: fa a pugni per difendere un cane indifeso e pulcioso, si lava i denti dopo aver fumato alla finestra per non impregnarsi di odore e beve spremute invece di superalcolici da duro.
La forma narrativa di Carcano, un giornalista di formazione, è impeccabile per chiarezza espositiva. Tuttavia, nella versione Kindle che ho letto, ho riscontrato numerosi errori di battitura. Una pecca fastidiosa, che suggerisce una mancanza di revisione accurata da parte del bozzista. Il modo di narrare gli eventi è molto elementare, tutto viene spiegato dettagliatamente, talvolta eccessivamente. Ci sono momenti in cui un po’ di “sfoltimento” non guasterebbe; è bene dare fiducia al lettore, che a volte può fare da sè, usufruendo delle sue conoscenze, e nell’eventualità si può arrangiare e ricercare in autonomia le informazioni che non conosce.
Scherzosamente, la sensazione è che lo stile in alcuni passaggi, in particolare nelle descrizioni dei personaggi femminili, appartenga a una generazione precedente, quella dei “boomer” (1946-64), pur essendo Carcano nato nel 1973. I protagonisti indossano scarpe Hogan, e i commenti sulle donne sono spesso un po’ biechi e datati: la donna è apprezzata se procace, con un bel fondoschiena, o in generale per la sua femminilità più canonica. Non si tratta di una polemica, ognuno è libero di scrivere ciò che vuole, ma è una questione di gusto personale: preferirei una maggiore varietà e meno rappresentazioni stereotipate.

Nonostante le criticità, La tela dell’eretico ha i suoi pregi innegabili. Il contenuto esoterico, con rimandi che ricordano le atmosfere di Dan Brown, è decisamente accattivante. Si percepisce un approfondito e interessante lavoro di ricerca da parte dell’autore, in particolare sulla figura di Leonardo da Vinci e sul suo periodo milanese alla corte degli Sforza. Per gli appassionati d’arte e storia, questo libro può essere calzante. Nelle note dell’autore a fine volume, sono presenti tutti i chiarimenti necessari per distinguere ciò che è romanzato da ciò che è storicamente vero, informazioni che consiglio di leggere al termine del romanzo per fugare ogni curiosità o dubbio.
Inoltre, il libro risulterà più accattivante a chi conosce e vive Milano, di cui Carcano ci fa vivere strade e atmosfere. La città è un personaggio a sé stante, vivida e freneticamente attraversata dal vicequestore Ardigò durante le sue passeggiate di meditazione sui casi, che tanto ricordano quelle che il famigerato Montalbano si mette a fare dopo i suoi pranzetti luculliani sul molo di Vigata e che sono accompagnate, oltre che dall’immancabile sigaretta, dal contesto ben più conciliante del mare.
Nonostante le mie riserve, non sconsiglierei del tutto la lettura de La tela dell’eretico. La struttura della trama è ben articolata e riesce a mantenere alta la curiosità del lettore, che si sente spinto a scoprire cosa si cela dietro la scia di misteriose morti. Le vicende personali dei protagonisti, che si intrecciano con i fatti di cronaca, aggiungono un tocco di “pepe” alla lettura. Un romanzo che, pur con qualche imperfezione, offre un’immersione intrigante in un mistero esoterico nel cuore di Milano.