Siamo a metà degli anni ‘50, la Seconda Guerra Mondiale si è da poco conclusa e il protagonista è un ragazzo di sedici anni di cui non sappiamo il nome, che sente gravare sulle sue spalle il peso degli errori compiuto dai suoi predecessori, i quali la guerra ormai se la sono lasciata alle spalle e non vogliono più sentirne parlare. Il nostro ragazzo però ne vorrebbe sapere di più, studia, fa domande, cerca di capire motivazioni e conseguenze del conflitto. Chi narra la sua vicenda è proprio lui, con un lungo flashback il narratore interno parla della sua estate trascorsa su quella che intuiamo essere l’isola di Ischia. Qui torna selvaggio, diventa figlio ribelle del mare, si dimentica della sua città d’origine, Napoli, ancora occupata dagli americani. Durante le sue giornate isolane trova due punti di riferimento: il pescatore Nicola e lo zio, che lo accettano con loro durante le giornaliere sessioni di pesca perché sa stare al suo posto e si è guadagnato la loro stima. 

La figura del protagonista è centrale nella narrazione, è un adolescente maturo che invece che correre dietro alle ragazze in compagnia dei suoi amici, trascorre le giornate in barca con due uomini adulti di poche parole, ruvidi, segnati dalla vita e dalla guerra. Un ragazzo già grande per i suoi sedici anni, riflessivo, taciturno, chiuso, introverso, che apprezza ragazze più grandi, diverso dai suoi coetanei, che infatti non frequenta. Lui si aggrega al gruppo di suo cugino, in cui si ritrova a essere il più piccolo e per questo messo anche in disparte. Non sta bene con il gruppo dei suoi, ma nemmeno con il gruppo dei grandi, è in una fase adolescenziale in cui sente di stare cambiando. 

Enrico De Luca, detto Erri

Mentre l’estate trascorre e il ragazzo cresce attraverso degli episodi mai sperimentati prima che sembrano dei veri riti di passaggio, come quando il morso di una murena lo battezza pescatore, oppure quando vive la sua prima esperienza di burrasca in barca, la Storia viene a trovarlo attraverso la figura di Caia, una ragazza più grande di lui di cui si innamora e scopre segreti. E’ l’ultima prova che durante l’estate deve sostenere e si potrebbe pensare che sia quella del primo innamoramento, magari della prima delusione amorosa, invece si tratta di qualcosa di più grande, si tratta di  fare i conti con la Storia recente, quella che il protagonista ha conosciuto attraverso le esperienze di Nicola, dello zio, ma anche di suo padre e verso la quale non vuole restare impotente. Come un perfetto adolescente impulsivo e arso dal sentimento cercherà di riparare a ciò che secondo lui i suoi predecessori non sono riusciti a compiere. Nell’atto finale del libro tutto l’ardore di un ragazzo di sedici anni spunta fuori bruciando ogni caratteristica di ragazzo maturo che era stata associata al protagonista. Si potrebbe pensare di essere davanti a un breve romanzo di formazione, che prevede che il giovane in questione cambi nel corso dell’estate e arrivi a una maggiore consapevolezza del mondo, ma in realtà qui ci viene presentato all’inizio un protagonista già maturo, che poi nel finale si tramuta in un adolescente impulsivo, preda dei sentimenti più istintivi. Siamo davanti al racconto di un giovane che scandaglia i fatti di un’estate che gli cambierà la vita, ma non sappiamo nulla di quello che gli è successo dopo, possiamo forse solo intuire un’amara consapevolezza del suo gesto nelle righe finali del libro.   

Difficile non porre attenzione allo stile di questo romanzo, che si rende palpabile da subito. La prima parte del libro, fin quando non entra in scena Caia, risulta ancora tollerabilmente intensa. Lo stile poetico e profondo di De Luca dà risalto all’esperienza di fusione del ragazzo con l’isola, la stagione estiva e il mare. Il protagonista smette le scarpe cittadine per muoversi sempre a piedi scalzi, sta a contatto in modo autentico con quell’isola, è arso dal sole e dalla salsedine. Vive come un vero selvaggio, rientra a casa di notte solo per riposare e il giorno seguente, alla mattina presto, il sole lo sveglia per condurlo a pesca. E’ l’estate mediterranea che tutti sognano, o  perlomeno i più romantici. Questa prosa intensa però, unita agli eventi che si sviluppano dopo la conoscenza da parte del protagonista di Caia, subisce un eccesso, diventa stucchevole. Gli atteggiamenti che assume il ragazzo nei confronti dell’amata, che prende le sembianze dell’innamorato protettore, risultano esagerati e smielati, tanto da ricordare alla ragazza suo padre. Il protagonista sembra posseduto inconsapevolmente dallo spirito del padre di Caia, si muove come lui, la chiama come lui.

Non è una lettura che personalmente mi ha soddisfatto, forse la consiglierei ai romanticoni, a chi ama farsi travolgere dai sentimenti con passione e una buona dose di follia estrema. Io continuo a rimanere preda di un’insanabile emotività razionale.

Di Giulia

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